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Padre Romano Bottegal

Santi libanesi

LIBANO:
TERRA ANCHE DI SANTI ITALIANI


Padre Romano Bottegal è nato il 28 dicembre 1921 a san Donato di Lamon (Belluno), ultimo di sei figli di una famiglia molto povera. In seminario fu edificato in particolare dall' esempio del vice rettore don Albino Luciani, il futuro Giovanni Paolo I.

Fin da piccolo Romano si sentiva attratto dalla vita monastica, ma realizzò la sua chiamata solo dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta nel 1946. Vestì l’abito trappista presso l’Abbazia delle Tre Fontane a Roma di cui divenne priore e maestro dei novizi.

Conquistato dalla vita eremitica orientale, nel 1964 ottenne dalla sacra Congregazione dei religiosi il permesso speciale di fare un’esperienza di tre anni in Libano, proprio nel periodo della beatificazione di san Charbel Makhlouf (5 dicembre 1965), il grande eremita libanese di cui padre Romano subì sicuramente il fascino.

Nel 1967 un indulto di sclaustrazione gli permise di consacrarsi definitivamente alla vita eremitica, alle dipendenze dirette della Santa Sede.

Tornato in Libano, si ritirò nell’eremo di Jabboulé, sotto la protezione del vescovo melkita di Baalbek, una diocesi in predominanza musulmana. Più volte il suo eremo fu saccheggiato e persino incendiato. Una notte fu arrestato da soldati siriani, ma edificò a tal punto il comandante musulmano, che fu subito rilasciato.

Padre Romano riteneva che il miglior apostolato tra i musulmani fosse una vita povera, di preghiera e lavoro. Gli abitanti della regione lo chiamavano il santo e si chiedevano come potesse condurre una vita così povera e austera. Erano certi che Dio li benedicesse grazie alla sua presenza.

Il suo eremo, di 4 metri per 6, era suddiviso in 4 locali:
la cappelletta con l’altare e il tabernacolo;
la cella, con il letto formato da poche assi, senza materasso né guanciale;
una piccola cucina con una modesta dispensa;
uno studiolo, con una sedia e un tavolo.
L’ingresso era riparato da una piccola tettoia.

Il suo cibo era frugale: grano, riso bollito e pane, che lui stesso preparava. Padre Romano consacrava la maggior parte del tempo alla preghiera e alla meditazione della parola di Dio. Si era scavato una tomba davanti all’eremo, dove si distendeva per meditare sulla morte e sulle vanità del mondo.

Colpito da tubercolosi e spossato dalle privazioni, morì il 19 febbraio 1978 all’ospedale di Beirut, dopo 14 anni di vita eremitica. Aveva 56 anni. San Charbel Makhlouf era stato dichiarato santo solo quattro mesi prima.

Padre Romano è sepolto nella cattedrale di santa Barbara. Vicino al suo eremo oggi sorge un convento che continua l’opera contemplativa da lui iniziata. E’ in corso la causa di beatificazione, sostenuta soprattutto dai melkiti, che lo hanno particolarmente amato.

Nella terra dei grandi eremiti libanesi, anche un italiano ha trovato la via della gioia e della santità.



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