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San Nimatullah-Al-Hardini

Santi libanesi

SAN NIMATULLAH AL-HARDINI


San Nimatullah Al-Hardini
fu maestro di san Charbel. Si racconta che al momento della sua morte la sua stanza si rischiarò di luce paradisiaca e si riempì di un soave profumo. Scrive di lui il Padre El-Kafri, che era stato suo alunno: «Poco prima di perdere conoscenza, ricevette il santo viatico e l’estrema unzione con devozione e rassegnazione alla volontà divina, invocando la Madre di Dio. Tutta la comunità e alcuni sacerdoti secolari, venuti senza essere convocati per assistere ai suoi funerali, lo seppellirono dopo averne celebrato le esequie solenni e commoventi. Tutti fecero toccare oggetti al suo corpo, per conservarli come reliquie. Alcuni fratelli laici gli asportarono alcuni capelli e qualche pelo della barba, mentre altri gli prelevarono pezzetti d’abito. Per mezzo di queste reliquie e di altre, si compirono in seguito molti miracoli. Il suo corpo restò per qualche tempo sotto terra, rimanendo intatto. Dopo avere operato molti miracoli, fu esumato con l’autorizzazione dei superiori. Fu posto in una bara e collocato in un luogo speciale dove molti fedeli lo visitano e ottengono la guarigione delle loro infermità e altre grazie». Numerosi ed eclatanti sono i miracoli che gli vengono attribuiti.

Per la sua beatificazione la Chiesa ha riconosciuto quello di Andrea Najm, che nel mese di giugno 1986, appena ventenne, fu colpito da aplasia midollare, che richiedeva frequenti trasfusioni di sangue, perché il midollo osseo non era più in grado di rigenerare le sostanze ematiche. Svanita la speranza di un trapianto di midollo, per mancanza di donatori compatibili, Andrea iniziò il calvario delle trasfusioni di sangue, nella misura di un litro alla settimana. Beirut era distrutta dalla guerra, e la sua famiglia aveva investito tutti i suoi beni nel vano tentativo di curare il figlio. Per un certo tempo Andrea mendicò il sangue dai giovani universitari, ma la sua condizione peggiorava.
Nel 1987 fu condotto al monastero di Kfifane. Giunto presso la tomba di Al-Hardini, lo supplicò piangendo di dargli una goccia del suo sangue, perché lui e i suoi genitori non riuscivano più a mendicarlo per le strade. Quando i monaci gli fecero indossare un saio appartenuto al servo di Dio, Andrea avvertì una profonda pace e un nuovo vigore. Capì di essere guarito e da quel momento non ebbe più bisogno di trasfusioni.

Il miracolo ha permesso la beatificazione di Nimatullah Al-Hardini, ma il titolo di santo gli è stato conferito nel 2004, per il miracolo di Rosa Saad, sofferente da dieci anni di cecità incurabile. Protendendosi verso la tomba del beato, la donna lo supplicò con fede: «Guariscimi, ti prego, desidero vederti!». Subito recuperò la vista e vide davanti a sé, come prima cosa, la tomba del suo benefattore.

La biografia di san Nimatullah è disponibile presso le Ed. Segno o presso la Postulazione Libanese maronita di Roma.

Nella foto in alto: san Nimatullah e sullo sfondo la sua tomba nel convento di Kfifane, Libano.



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